Addio Sandro e …grazie

Ci sono delle notizie non vorremmo mai avere come se la persona scomparsa fosse l’aria che respiriamo o il cielo che guardiamo. Sandro Mazzinghi non c’è più, la storia della nostra boxe viene improvvisamente privata di uno dei suoi capitoli più importanti, fondamentali per la sua grandezza. Potrebbe aprirsi una gara fra fans, giornalisti, scrittori, i protagonisti di tutti gli sport per descrivere il dispiacere di una simile perdita e in questo siamo tutti sconfitti. Su di lui sono stati scritti libri, montagne di articoli, e in qualche maniera ci sembra di vedere un ring con lui che travolge ogni ostacolo, ogni avversario. Un dispiacere difficile da smaltire che ci fa giocoforza tornare ai suoi trionfi, alla sua disgrazia, all’eccezionale caparbietà di riprendere la vita combattendo sul ring, l’unico spazio in cui Sandro vincitore o sconfitto era comunque imbattibile. Nato a Pontedera il 3 ottobre 1938 Mazzinghi diventerà il nostro quarto campione del mondo dopo Carnera, D’Agata e Loi, bruciando sul tempo il suo rivale-amico Nino Benvenuti.  Alle Olimpiadi di Roma del 1960 aveva tutti i requisiti per parteciparvi, ma allora vinse la strategia per mettere Benvenuti nelle condizioni migliori per vincere l’oro. A Sandro fu preferito Carmelo Bossi, pugile abilissimo nel bloccare le “intenzioni” dell’avversario. Fu per questo che il toscano fece il suo esordio tra i professionisti il 5 settembre 1961 a Firenze dove travolse Severino Gagliardi. Per certi versi all’epoca più che per la sua riconosciuta bravura viveva nell’ombra del fratello Guido, ottimo peso medio, che si ritirò e si dedicò al fratello più piccolo di cui conosceva il carattere e le doti. In qualche maniera visto come annientava gli avversari si puntò subito in alto. Arrivò a battersi per il titolo mondiale a Milano dove aveva più tifosi di Benvenuti, aveva disputato una trentina di match con una sola sconfitta, subita ad opera di un marpione come Paolo Melis. Il campione del mondo dei superwelter era allora Ralph Dupas, pugile di New Orleans, veloce, scaltro e scorretto. L’esperienza del campione nulla potè  di fronte all’inarrestabile aggressività dello sfidante e al 9° round ammainò bandiera. Era stato firmato l’accordo per una rivincita da disputarsi a Melbourne dopo 3 mesi circa, località dove avrebbero chiuso un occhio su eventuali scorrettezze dell’americano. Il 2 dicembre del 1963 Dupas resistè fino al 13°, con il risultato di prendere una durissima punizione. Il titolo dei superwelter era in mano solide. L’Italia ha trovato il suo campione, un demolitore che ha nel suo dna l’arma per abbattere i suoi avversari. Il 1964 che doveva essere un anno fortunato iniziato con le nozze, diventa un incubo con un incidente stradale in cui perde la vita la moglie Vera Maffei. Il recupero di Sandro, nonostante le fratture sa del miracoloso, e il toscano riesce a mantenere gli impegni presi prima. Tony Montano e Fortunato Manca provano a strappargli il titolo, ma non c’è niente da fare. IL sardo è uno dei pochi a resistere tutte le riprese, mettendolo in difficoltà sul finire. Si parla sempre più di una sfida con Nino Benvenuti, un match che tutto il mondo sportivo chiede. Forse Sandro arriva a questo match prematuramente, a Milano un colpo studiato alla perfezione chiuderà la contesa al VI round. E’ pronta la rivincita a Roma, il match è tra i più duri di sempre con un verdetto risicato a favore del triestino. Due match che passeranno alla storia per la loro drammaticità, rinnovando una rivalità paragonata a quella di Coppi e Bartali nel ciclismo. Sandro riprese a tessere le sue fila. Yolande Leveque diventa la prima vittima per l’Europeo dei superwelter. Titolo che detiene saldamente dal 17 giugno 1966 al 1 dicembre 1967 e nessuno degli sfidanti sente il suono dell’ultima campanella ( Bo Hogberg, Jean Baptiste Rolland, Wally Swift e Jo Gonzales). Il 26 maggio 1960 allo Stadio San Siro strapieno affronta il campione mondiale dei super welter Ki Soo Kim. Sembra che al terzo round sia tutto finito con il coreano scosso e contato. L’arbitro sbaglia  e fa riprendere il match. Uno dei più selvaggi visti sui nostri ring, 15 riprese con scambi micidiali. Alla fine il vincitore non poteva che essere Mazzinghi, ma è difficile capire come queste riprese incideranno sul futuro di Sandro, che successivamente perderà a tavolino il titolo contro l’americano Freddie Little. Mazzinghi si ritirerà nel 1978 con un record di 64 vittorie, 3 sconfitte  e 2nc. Sandro tranquillamente si ritirava nella sua tenuta di Cascina di Buti, con la moglie Marisa, sempre ben guardato dai due figli che lo hanno seguito fino alla fine avvenuta all’ Ospedale Lotti di Pontedera dove era ricoverato da alcuni giorni.    

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